Good Life

09.02.2017

Le intolleranze alimentari sono una realtà scientificamente provata. Quello che invece non ha alcun fondamento scientifico è che le pseudo-intolleranze diagnosticate con i metodi più fantasiosi – dall’iridologia ai test elettrodermici – farebbero ingrassare. E dopo aver pagato fior di quattrini, un esercito sempre più folto di ingenui e creduloni alla ricerca della dieta perfetta si ritrova affamato e con il portafoglio svuotato.

Di fronte al dilagare di queste diete pseudo-scientifiche, la Società Italiana di Diabetologia (SID), insieme a numerose altre società scientifiche, ha deciso di scendere in campo con un documento di consenso che mira a smascherare i ‘ciarlatani delle diete’ e a proteggere i cittadini.

L’epidemia planetaria di obesità, ma soprattutto la difficoltà di perdere peso e di mantenere una condizione di normopeso nel lungo termine – spiegano i diabetologi – hanno suscitato nel corso degli anni un sempre maggior interesse nell’opinione pubblica accompagnato purtroppo dalla moltiplicazione di approcci terapeutici proposti da figure professionali disparate per formazione e competenza.

In questo contesto è germogliato il cosiddetto fenomeno delle ‘popular diets’, o ‘diete alla moda’, che godono di un successo mediatico e di pubblico, in genere del tutto effimero e passeggero.

A rendere ancora più complesso e preoccupante il quadro è la diffusa idea che il sovrappeso e l’obesità siano conseguenza di una presunta condizione di allergia o intolleranza alimentare. Negli ultimi anni vi è stata una vera e propria esplosione, soprattutto sul web e sui social network, di regimi alimentari restrittivi, basati su test diagnostici di ‘intolleranza alimentare’ eseguiti su vari campioni biologici (sangue, saliva, capelli) e proposti come in grado di individuare le cause del sovrappeso.

La maggior parte di queste informazioni derivano da siti internet dedicati alle cosiddette medicine non convenzionali, ma non esistono rigorose evidenze scientifiche che supportino l’utilizzo di questi test per diagnosticare reazioni avverse agli alimenti o per predire eventuali future reazioni.

Muovendo da questo panorama, la Società Italiana di Diabetologia (SID) insieme con l’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI), l’Associazione Medici Diabetologi (AMD), l’Associazione Nazionale Dietisti (ANDID), la Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU), la Società Italiana di Nutrizione Pediatrica (SINUPE) e la Società Italiana dell’Obesità (SIO) hanno realizzato un documento che analizza il rapporto tra allergie/intolleranze alimentari ed obesità, con lo scopo di fornire al mondo scientifico e professionale un utile riferimento per garantire una corretta comunicazione con i cittadini.

Alla domanda se esista un legame tra intolleranza alimentare e sovrappeso/obesità gli esperti di questo position paper rispondono con un no deciso: “Non esiste alcune legame – afferma a Rosalba Giacco, redattrice del documento per la SID ed esperta di nutrizione – tra eventuali allergie alimentari e sovrappeso e non esistono prove scientifiche in grado di validare gli strumenti di ‘diagnosi’ spesso utilizzati per sostenere il nesso tra intolleranze e obesità”.

“Per contrastare il sovrappeso – afferma Giorgio Sesti, presidente della SID – c’è un solo modo: incrementare l’attività fisica e ridurre la quantità di calorie assunte con la dieta. La composizione in macronutrienti della dieta”.

In collaborazione con:

 romatoday