Good Life

23.02.2017

Mezzo milione di procedure inutili, 30 milioni di euro bruciati e una moltitudine di esami inutili che espongono anche i cittadini a inutili rischi. La Società Italiana di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva che lancia un appello affinché venga ristabilita una corretta appropriatezza prescrittiva degli esami endoscopici.

Secondo lo studio alla base vi sarebbero “due convinzioni assai diffuse, ma purtroppo in gran parte infondate”. La prima “quella che la migliore prevenzione delle malattie si faccia eseguendo periodicamente esami di laboratorio o strumentali in assenza di qualunque sintomatologia o rischio specifico di malattia”. La seconda “che ogni diagnosi debba essere supportata da esami approfonditi, anche quando la condizione è ovvia o la conferma del tutto inutile nel decidere la cura” spiega il presidente della Sige Antonio Craxì.

Ambedue queste convinzioni generano richieste di esami inappropriati, che originano dall’ansia dei pazienti e vengono supportate da un atteggiamento autodifensivo dei medici, e incrementano a dismisura i costi sanitari, anche perché spesso da marginali e innocenti anomalie di rilievo occasionale ha origine la richiesta di ulteriori e inutili approfondimenti. È dunque necessario che medici e pazienti abbiano chiaro il concetto di appropriatezza nella diagnosi e nella prescrizione di cure”. Da qui le iniziative della società scientifica per promuovere la collaborazione con i medici di medicina generale, a partire dai campus di aggiornamento e formazione sull’argomento allo scopo di aumentare l’appropriatezza delle richieste di esami diagnostici.

Gli esami non sono solo inutili e motivo di allungamento delle liste d’attesa, ma possono essere anche rischiosi poiché sono sempre esami invasivi. I tassi di complicanze, per quanto bassi ci sono e possono essere seri, come la perforazione del viscere o un sanguinamento per una lesione della mucosa.

Gli esami endoscopici, però, ricordano gli specialisti sono assolutamente necessari in presenza segni e sintomi d’allarme ovvero, dimagrimento, anemia, sanguinamento gastro-intestinale (emissione di sangue con le feci o con il vomito), vomito alimentare persistente, brusca comparsa di diarrea o stipsi.

“In questi casi non dobbiamo perdere tempo ma eseguire urgentemente un esame endoscopico, gastroscopia o colonscopia in base ai sintomi, per effettuare una diagnosi corretta nel più breve tempo possibile” dicono gli specialisti. Anche per lesioni pre-cancerose con displasia di basso grado non vanno monitorate in maniera ossessiva ma con controlli endoscopici ogni tre anni. Mentre per gli esami di prevenzione per il cancro del colon se la prima colonscopia, in condizioni ottimali di pulizia, è negativa, l’esame può essere ripetuto anche a distanza di 7-10 anni, se non compaiono nuovi sintomi.

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 romatoday