Good Life

24.01.2017

Si tratta di un rumore in grado di bloccare ogni attività svolta penetrando nel cervello con insistenza. Non è un fracasso meccanico o di un motore di aereo, bensì il pianto di un bambino. Una ricerca realizzata da due psicologi americani ha, infatti, preso in esame il comportamento di uomini e donne in occasione di varie tipologie di rumore.

I componenti del campione avevano il compito di svolgere dei semplici calcoli matematici mentre a pochi metri operava una sega circolare, due persone che chiacchieravano o altri fenomeni chiassosi. Ebbene è stato il pianto di un bambino di età compresa tra i due anni e mezzo ed i quattro ad essere avvertito con maggiore fastidio impedendo l’esecuzione corretta dei calcoli.

Insomma – come riporta il sito Scienzenotizie.it – la voce di un bimbo è la più dannosa per le attività che vengono svolte, anche se, a differenza di altre, non provoca malattie. La maggiore difficoltà nel fare altro, in presenza di un bambino che piange, potrebbe non essere causale e rappresentare il frutto dell’evoluzione: un modo per impedire ai genitori di ignorare i propri piccoli in difficoltà.

In collaborazione con:

 romatoday